INTERVISTA DI FELICE CAVALLARO - CORRIERE DELLA SERA
Ogni click, uno scatto di civiltà. Ogni foto, un racconto. Dai disastri della mafia alle dimore dei gattopardi. Senza perdere di vista gli occhi interrogativi dei bimbi. Dai quartieri popolari di Palermo alle strade di Panjim o Bombay. Con un intreccio di Sicilia e India in cui si specchiano le vite di Letizia e Shobha, madre e figlia, spesso lontane, ma vicinissime per le tante battaglie della Battaglia.
Un cognome che calza con le due signore della fotografia cresciute in una terra amata e ripudiata fra altalene di delusioni e speranze. Chiara e dolce come la madre, Shobha ha rinunciato da 40 anni al cognome cancellando anche il vero nome, Angela, da nessuno ormai pronunciato. Nemmeno da Letizia, adesso giovanissima ottantenne fresca di compleanno esaltato anche dalla coincidenza degli auguri inviati dal neo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da lei catturato nello scatto del 1980, un minuto dopo l’agguato mortale al fratello, Piersanti. Con lei per un caso sul luogo del delitto senza sapere chi avessero ucciso e chi stesse fotografando.
Emblematico dettaglio di una delle eccezionali sequenze per documentare lo scempio di Cosa Nostra sul vecchio glorioso «L’Ora». Un racconto scritto in bianco e nero con Franco Zecchin, un maestro della Magnum allora esordiente fra i geni che passavano dal «laboratorio d’If», l’invenzione di Letizia, dove s’affacciavano Cartier Bresson e Josef Koudelka, Ferdinando Scianna, Graciela Iturbide e Cristina Rodero, ovvero giovani destinati ad altre esperienze, come accadde a Filippo La Mantia, lo chef adesso lontano da quella trincea dove scattò la foto di una testa sgozzata dalla mafia.
Orrori esposti con sgomento in quel laboratorio dove si modellò la mano di Shobha, pronta a volare nel 1976 in India, poi in America, a Cuba, collezionando premi, compreso il World Press Photo che le procurò un invito a Bagdad l’anno prima della guerra in Iraq, ammessa alla festa di compleanno per Saddam Hussein, ritratto con tutti i colonnelli poi uccisi.
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