SHOBHA

IX edizione del premio antimafia al femminile Francesca Serio 2023

date » 30-11-2023 12:23

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Il 2 dicembre 2023 si terrà a Galati Mamertino, nella Sala Convegni dell'Incubatore dei Nebrodi, la nona edizione del premio “Francesca Serio”. Un premio antimafia declinato al femminile nato per affermare il diritto delle siciliane, dei siciliani ad un futuro libero dalla mafia e dalla sopraffazione, che quest’anno è stato assegnato a Shobha.

2023 PREMIO LUCHETTA

date » 22-03-2024 15:38

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È fra i tre finalisti del premio giornalistico internazionale Marco Luchetta l’approfondimento “Nati carcerati” di Sabrina Pisu, con le foto di Shobha Battaglia, pubblicato su L’Espresso il 16 ottobre 2022.

LEGGI L'ARTICOLO

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WORKSHOP DI FOTOGRAFIA E MEDITAZIONE CON SHOBHA

date » 13-07-2020 13:32

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Geografia dell'Anima
Lo scopo di chi pratica la fotografia come meditazione è di imparare a guardare e di trovare nell’osservazione la più grande scuola di vita, riconoscendo lo straordinario nel quotidiano e il potere del presente.
Da venerdì 4 settembre a lunedì 7 settembre Villa Paradiso Bonaccorsi e la suggestiva cornice del Capo di Milazzo ospiteranno Shobha e "La Geografia dell'anima" un workshop di fotografia e meditazione rivolto ad un numero massimo di 25 partecipanti, donne e uomini di qualsiasi età.
Unire fotografia e meditazione rappresenta un radicale cambio di prospettiva: la meditazione prepara lo stato d’animo a rilassarsi, a ricevere, seguendo il naturale flusso creativo dettato dalla ricezione e non dalla fretta del racconto.
I partecipanti e le partecipanti dovranno munirsi di computer portatile e macchina fotografica digitale da utilizzare durante la partecipazione al workshop e selezionare un massimo di 10 scatti come portfolio personale da presentare a Shobha.

Shobha, fotografa palermitana figlia della fotografa Letizia Battaglia, inizia a fotografare nel 1981 per il quotidiano di Palermo “L’Ora” raccontando gli anni duri della guerra di mafia. Ha pubblicato sulle più importanti testate italiane e straniere, tra le quali Geo, Zeit Magazine, Der Spiegel, New York Times, Sunday Times, i periodici di Repubblica e del Corriere della Sera, l’Espresso, Vanity Fair, Focus e molti altri.
Da anni vive tra l’Italia e l’India, dove ama raccontare con la fotografia e il video, storie poetiche in quell’India invisibile che non fa notizia. Le sue immagini ritraggono da sempre temi sociali e internazionali, con un’attenzione particolare verso il mondo femminile.
Organizza vari workshop fotografici sia in Italia che in India.
In India, porta avanti il progetto Mother India School, tra fotografia e volontariato.


PROGRAMMA:
4 settembre - 1° INCONTRO
Pomeriggio: Shobha vi mostrerà come la fotografia può diventare un rituale e come fare anima. Presentazione di alcuni dei suoi lavori fotografici in riferimento a questo progetto.
Ogni iscritto dovrà portare con sé una selezione di massimo dieci foto singole o di un progetto fotografico, in qualsiasi formato preferibilmente cartaceo.
5 settembre - 2° INCONTRO
- Mattina: Rituali di deprogrammazione dello sguardo tra gli elementi della natura: “ il mondo è a nostra immagine, nessuna cosa può esistere se non le diamo attenzione”.
- Pomeriggio: Uscita fotografica nell’antico Borgo di Milazzo.
6 settembre - 3° INCONTRO
Fotografiamo il mare, il progetto “Anima” si realizzerà al mare, per chi l’avesse può portare una compatta subacquea (consigliamo XP Fujifilm FinePix XP140).
Per chi non possedesse una compatta subacquea, potrà fotografare il mare dall’esterno, con la propria macchina fotografica o con il proprio cellulare.
Pomeriggio - Shobha visionerà le foto, insieme al gruppo.
7 settembre - 4° INCONTRO
Selezione delle foto del progetto corale e consegna degli attestati.
____________________________________________________________
Info ed iscrizioni entro il 2 agosto
Mail: ingiardino@villaparadisobonaccorsi.it
Cell: 347 0527375

2018 WORKSHOP INDIVIDUALE IN INDIA

date » 05-01-2018 21:42

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Da febbraio ad aprile 2018 Prenota il tuo workshop individuale
3 giorni o 7 giorni


Mother India School quest’anno propone il workshop “il tempo delle donne”, un progetto sulle donne indiane a Goa dintorni.L’idea del workshop nasce proprio dal continuo impegno di Mother India nel mettere in luce le tante storie di donne. “Il tempo delle donne” non è solo fotografia ma un profondo scambio antropologico, emotivo e spirituale. Ci immergeremo in un altro tempo, con lo sguardo e la presenza, il tempo delle donne indiane.
Donne indù, musulmane, cattoliche, immigrate del Karnataka e intoccabili dei villaggi, leggere e misteriose, come dee riempiono di poesia e di colore la terra di Goa. In questa striscia di India è la donna ad essere la grande protagonista. Sono le donne che all’alba dai pozzi profondi prendono l’acqua per la casa e la trasportano sulla loro testa, sono le donne che camminano a piedi nudi sull’asfalto con la legna per il fuoco, sono le immigrate che portano in equilibrio i pesanti mattoni rossi per costruire le case, sono le donne che gestiscono il mercato del pesce, sono le madri bambine che crescono insieme ai loro figli. Camminano lente e sinuose, sui lunghi sentieri tra le risaie, con cavigliere tintinnanti, bracciali colorati ai polsi sottili e fiori tra i capelli.
Al tramonto si fermano silenziose per la puja al tempio. Alla stessa ora le donne cattoliche dei borghi sul mare, riunite in cerchio, recitano il rosario. Modernità e tradizione si fondono, culture diverse si incontrano: minigonna e sari, tacchi alti e piedi nudi dipinti di hennè, mantra e musica trance.
Una grande filosofia innata e radicata nella memoria di ognuno fa di Goa, la Terra Madre che accoglie tutti e tutto. In sette giorni, si potrà approfondire da una singola storia di donna a un progetto di più donne, raccontando l’atmosfera e il femminile che avvolge questo angolo dell’India.
Il workshop è rivolto a chi cerca di restituire un valore narrativo alla fotografia, insegnando bellezza ...che si tratti della propria passione artistica o di un´esigenza professionale.
Dalle rivoluzioni alla maternità, dalla mafia all’antimafia, dall’aristocrazia ai monasteri di clausura, dalle vittime del vetriolo alle monache scampate al genocidio di Pol Pot , in più di trent’anni di giornalismo, come fotoreporter e corrispondente dall’estero, Shobha ha sempre rivolto il suo sguardo al mondo femminile e all’India, paese in cui trascorre la maggior parte della sua vita dall’età di diciotto anni. L’idea del workshop nasce quindi proprio da questo interesse che Shobha ha sempre nutrito per una terra amata da sempre e per il mondo di valori legato al femminile. Shobha vi accompagnerà in questo viaggio per incontrare il femminile indiano, che non è soltanto un viaggio esteriore ma un percorso interiore, per ritrovare la bellezza nello sguardo.
Gli ultimi giorni saranno dedicati all’editing.

Il workshop è aperto a tutti, fotografi e amanti della fotografia, vi darà la possibilità di creare il vostro portfolio da utilizzare per mostre o pubblicazioni.

Informazioni Workshop:
- Individuale - 3 giorni: 400,00 euro
- Individuale - 6 giorni: 650,00 euro
Include:
- Organizzazione e assistenza per l’intera durata del workshop
Non include:
– Vitto e alloggio
– Spostamenti a Goa
– Tutti gli extra e tutto ciò che non è specificato alla voce “Il costo del viaggio include”.
Gli interessati dovranno compilare il modulo d’iscrizione, che invieremo via mail.

Consigliamo di arrivare a Goa almeno due giorni prima dell’inizio del workshop.
Gli alloggi a Goa sono situati in Guest House sicure sulla spiaggia, con ottimi shack (ristoranti) sul mare, con ottimo cibo.
Le camere sono pulite e confortevoli, situate vicino al mare. saremo noi ad occuparci della vostra prenotazione a Goa, informandovi della disponibilità in base al vostro budget.
La guest-house vi organizzerà il transfert dall’aeroporto di Goa A/R. Il costo per tratta è all’incirca 15.00 euro, la durata è di un’ora e 40 minuti di viaggio.

Al momento dell’iscrizione, vi saranno fornite tutte le informazioni per il vostro viaggio e soggiorno in India.
Per iscriversi al workshop è necessario versare con bonifico la metà della quota d’iscrizione.
La parte restante verrà consegnata in contanti sul luogo.
In caso di vostra disdetta, l’acconto versato al momento dell’iscrizione non sarà restituito.


Shobha: www.shobha.it
Nel caso si volesse prolungare o anticipare il proprio soggiorno a Goa, noi saremo a disposizione per l’organizzazione.

Per informazioni sul programma e prenotazioni:
Soraya Gullifa:+39.3881798681
sorayamotherindia@gmail.com
Skype: motherindiaphotography

2015 SHOBHA E LETIZIA BATTAGLIA

date » 04-10-2018 15:43

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2015 LETIZIA E SHOBHA IN BATTAGLIA

date » 14-04-2015 13:08

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tags » Letizia e Shobha in Battaglia, intervista, Felice Cavallaro, Corriere della Sera,

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INTERVISTA DI FELICE CAVALLARO - CORRIERE DELLA SERA

Ogni click, uno scatto di civiltà. Ogni foto, un racconto. Dai disastri della mafia alle dimore dei gattopardi. Senza perdere di vista gli occhi interrogativi dei bimbi. Dai quartieri popolari di Palermo alle strade di Panjim o Bombay. Con un intreccio di Sicilia e India in cui si specchiano le vite di Letizia e Shobha, madre e figlia, spesso lontane, ma vicinissime per le tante battaglie della Battaglia.

Un cognome che calza con le due signore della fotografia cresciute in una terra amata e ripudiata fra altalene di delusioni e speranze. Chiara e dolce come la madre, Shobha ha rinunciato da 40 anni al cognome cancellando anche il vero nome, Angela, da nessuno ormai pronunciato. Nemmeno da Letizia, adesso giovanissima ottantenne fresca di compleanno esaltato anche dalla coincidenza degli auguri inviati dal neo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da lei catturato nello scatto del 1980, un minuto dopo l’agguato mortale al fratello, Piersanti. Con lei per un caso sul luogo del delitto senza sapere chi avessero ucciso e chi stesse fotografando.

Emblematico dettaglio di una delle eccezionali sequenze per documentare lo scempio di Cosa Nostra sul vecchio glorioso «L’Ora». Un racconto scritto in bianco e nero con Franco Zecchin, un maestro della Magnum allora esordiente fra i geni che passavano dal «laboratorio d’If», l’invenzione di Letizia, dove s’affacciavano Cartier Bresson e Josef Koudelka, Ferdinando Scianna, Graciela Iturbide e Cristina Rodero, ovvero giovani destinati ad altre esperienze, come accadde a Filippo La Mantia, lo chef adesso lontano da quella trincea dove scattò la foto di una testa sgozzata dalla mafia.

Orrori esposti con sgomento in quel laboratorio dove si modellò la mano di Shobha, pronta a volare nel 1976 in India, poi in America, a Cuba, collezionando premi, compreso il World Press Photo che le procurò un invito a Bagdad l’anno prima della guerra in Iraq, ammessa alla festa di compleanno per Saddam Hussein, ritratto con tutti i colonnelli poi uccisi.

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2014 SHOBHA NEL NOME DELLA FOTOGRAFIA

date » 03-10-2018 13:07

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2000 QUELL'OCCHIO IRREQUIETO CHE CERCA SEMPRE ALTROVE

date » 04-10-2018 15:47

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- DI ATTILIO BOLZONI
[urlExt=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/02/27/quellocchio-inquieto-che-cerca-sempre-altrove.html]LEGGI L'ARTICOLO[/urlExtQuell'occhio inquieto che cerca sempre altrove
(segue dalla prima pagina) C' è Cuba e c' è la Siria, ci sono gli aristocratici siciliani, c' è tanta India e tanta mafia, e poi il Brasile e il Messico e la Thailandia. Tutto catalogato con cura, tutto ben ordinato come le penne e le agende sul piano del tavolo davanti alla finestra e come la parete colma di libri d' arte. «Cerco da molti anni un ordine interiore, soprattutto nelle cose che faccio tutti i giorni. Credo di averlo trovato. La mia giornata comincia sempre con la meditazione, cinque minuti o un' ora non importa~». Nella stanza da letto brucia l' incenso, il lettone, la grande foto di Osho, il "maestro" conosciuto a Poona e di cui tanto ci parlerà la nostra collega Shobha. È sempre stata bella, fin da ragazzina. Capelli biondi e lunghi, il sorriso luminoso, gli occhi curiosissimi. «E visto che ci conosciamo da molto tempo, ti prego di non scrivere anche tu quella frase che proprio non sopporto quando parlano di me: "Prima si chiamava Angela e adesso si chiama Shobha". Io mi chiamo Shobha e basta, firmo così anche gli assegni». Diciamo allora che Angela è ormai Angela solo negli archivi dell' anagrafe, registrata quarantacinque anni fa al Comune di Palermo. E che invece Shobha è qui ed è vera, qualche volta dura e molte più volte tenera, leale, generosa, amica. Papà è Ignazio Stagnitta, quello del caffè, miscele sudamericane tostate prima nel centro storico e poi pure nella città nuova. La mamma è Letizia Battaglia, fotografa di grande fama anche lei, una "pasionaria", una delle anime dell' altra Palermo. «Da bambina vivevo a Mondello, ero felicissima, quando i miei si sono separati sono andata a Venezia con mamma. Ho due sorelle, una più grande che si chiama Cinzia e l' altra più piccola che si chiama Patrizia». Elementari negli istituti religiosi, prima a Venezia e poi alle Ancelle qui a Palermo. «Ricordo che a scuola mi costringevano a mangiare ogni giorno il bollito, lo nascondevo in tasca, se ne accorgevano e aspettavano lì fino a quando non mandavo giù l' ultimo boccone, adesso non mangio carne da trentacinque anni». Torna in Sicilia, l' adolescenza, studia pianoforte, dipinge, le canzoni di Patty Pravo, i balli, lei che viene eletta miss Yè yè, il primo fidanzatino. «Era gelosissimo, si infuriava appena qualcuno mi guardava per strada. Ma Palermo mi annoiò presto, avevo voglia di libertà, avevo voglia di conoscere tanto». Sua madre è a Milano, scrive per un settimanale. E così anche Shobha va a Milano. Conservatorio, il violoncello, gli amici artisti di Letizia, la baby sitter di sera per guadagnare qualche soldo. Shobha ha 16 anni. «In quel periodo ho conosciuto Mauro Rostagno, e ho conosciuto tutti quei palermitani che stavano a Milano. L' architetto Filippo Panseca, quello che diventerà poi lo scenografo di Craxi, il pittore Nuele Diliberto. Bivaccavano tutti a casa di Francesco Cardella, sì proprio quello della comunità Saman. Era già ricchissimo allora, era anche l' editore di Abc». Editore di Abc e di un' altra dozzina di riviste «a busta chiusa». Una la vendeva con un gadget, una polvere magica, «il pirampepe»: la pubblicità assicurava «erezioni perenni, se spalmata sul glande». Shobha è ospite del futuro "dittatore" di Saman per un anno, in via Solferino. «Un appartamento bellissimo, lui con me era molto protettivo e molto gentile, io ero però una ragazzina e in quella casa non potevo starci bene, quell' ambiente mi era totalmente estraneo, le bellissime modelle che entravano e uscivano, le feste con le torte di marijuana, i lussi sfrenati di Cardella, così me ne sono andata a vivere in una di quelle case di ringhiera fuori porta». È il 1971 e a Milano incontra un ragazzo tedesco che le parla dell' India e di un omino vestito di bianco che vive a Poona. «Cominciai a scrivere a Bagwan Shree Rajneesh. Lui, Osho, mi rispose, diventai arancione praticamente per corrispondenza». Diventa così Ma Gyan Shobha, che significa Madre di saggezza splendente. Ma ha solo 17 anni, non ha passaporto, non può raggiungere subito come lei vorrebbe il suo maestro dall' altra parte del mondo. «Avevo tantissima energia ma senza un metodo dell' energia non te ne fai niente, il metodo è la nostra libertà. Solo conoscendo a fondo la macchina fotografica ci si può esprimere con la fotografia e raggiungere l' armonia e l' equilibrio, ma è ancora presto per parlare di foto in quel periodo della mia vita». Ancora Milano, primi anni Settanta. C' è Esmeralda qualche volta con lei, una delle sue migliori amiche allora come oggi. «Esmeralda era fidanzata con Andalo, poi si lasciarono e lei si sposò con il fratello di Andalo. Andalo me lo sposai io». Andalo Carrega Bertolini, il primo matrimonio. Un paio di anni tranquilli, grandi affinità, poi il ragazzo finisce in galera per un po' di erba fumata alle Eolie d' estate. Carcere duro, libertà provvisoria e poi ancora prigione: intransigenza di quei tempi per un po' di fumo. «La storia con Andalo finì non senza sofferenze, persi anche un bimbo, sono andata a lavorare in Toscana e poi sono tornata a Palermo». Cuoca in un ristorante "alternativo" di piazza Marina, il locale si chiama «Il puledro impennato». È solo una breve stagione. Poi, finalmente, Shobha va in India. L' incontro con Osho, la comune, la meditazione. «Ho lavorato su me stessa, vivevo in una realtà meravigliosa, sveglia alle 4,30 del mattino, esercizi spirituali e danze». Laggiù fa anche arti marziali, impara il karate. «E soprattutto ho imparato a prendermi cura di me fino in fondo». Un piccolo segno di quegli anni è ancora tra il braccio sinistro e la spalla di Shobha, un tatuaggio minuscolo, il simbolo del Tao. «A Poona dentro la comunità non entravano tossici né sballati, sono stati otto anni di sogno ma poi Osho trasferì il suo quartiere generale in Oregon, fui una delle poche italiane a seguirlo, ma la sua segretaria era una spia della Cia. Il maestro fu avvelenato giorno dopo giorno, non parlava più, non ci incontrava più. Alla fine morì». Shobha torna in Sicilia. «Dopo un anno in California a Long Beach e sei mesi in giro per il Messico con un furgone». Nel 1981 è a Palermo, in via Meccio, una traversa di via Mariano Stabile. Il suo appartamento è sotto quello di Letizia. Sono gli anni in cui si apre il romanzo nero siciliano, la guerra di mafia, Letizia che corre di giorno e di notte per fare le foto dei cadaveri che "L' Ora" stampa in prima pagina. «C' erano sua madre e il suo compagno Franco, Franco Zecchin, mi sembrava che facessero un lavoro assurdo, io ero fuori da tutto, dall' Italia, dalle tv, dalla cronaca da almeno dieci anni. Poi un giorno Letizia mi chiese il favore di stare un paio di settimane nel suo studio perché doveva fare un reportage in Europa. Rispondevo alle telefonate dei giornalisti che chiamavano, così ho fatto la mia prima fotografia con una vecchia Nikon di Letizia». Donne in nero, vedove di mafia a piazza Croci. E poi la seconda foto, un incaprettato, uno di quegli uomini legati mani e piedi perché si strangolassero da soli. «Mia madre stava diventando famosa, la chiamavano da Life e da Stern. Io stavo cominciando a correre di qui e di lì per fare quello che aveva fatto lei per tantissimi anni». Sempre "L' Ora" con lo strillone che grida «Morti e feriti. Quanti ni cadiru. Quanti ni muriru», il numero dei cadaveri come titolone e sotto la foto scontornata. «Letizia mi ha insegnato a essere onesta con la fotografia, il resto ce l' ho messo io: con la fatica e con il sentimento». I volti delle pentite di mafia che fanno il giro del mondo, le prime foto sui magazine importanti, i primi guadagni. E poi le stragi, i funerali, la Palermo dei cortei e delle lenzuola. «Non ero più la fotografa figlia di Letizia, ero solo io: ero Shobha. Ma cominciava a starmi stretta anche quella Palermo». Un viaggio negli Stati Uniti per un ritratto di Silvia Baraldini in cella, lo studio di fotografia in via Ruggero Settimo, un altro viaggio a Cuba e anche l' Occidente scopre il viso di Alina Fernandez Castro, la figlia di Fidel. «A Cuba trovammo i figli del Che, Aleida ed Ernesto e Camillo
Attilio Bolzoni

di ATTILIO BOLZONI
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